Il professor Maccaglia spiega la figura della donna nel Medioevo: lezione all’Unitre

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AVIGLIANO UMBRO -13 febbraio 2019 -All’incontro dell’Unitre del 12 febbraio è intervenuto il professor Giuseppe Maccaglia che ha ripreso le fila del discorso rispetto alla precedente lezione, tenuta a gennaio, sul Medioevo e la figura della donna.

In questa occasione la figura della donna è stata approfondita in collegamento con altri aspetti: quello del suo essere donna di casa all’interno delle abitazioni presenti Medioevo e quello dell’importanza del matrimonio e dell’essere donna in veste di madre, sposa e vedova.

Le abitazioni medievali “Le abitazioni medievali dei ceti bassi della sfera sociale, spiega Maccaglia, erano molto modeste e situate in campagna; spesso presentavano un unico piano dove nello stesso vano vi era la presenza anche degli animali. La camera da letto era situata in un soppalco e spesso, nello stesso giaciglio, si ritrovavano a dormire promiscuamente tutti i membri della famiglia . I camini non c’erano, per scaldarsi venivano usati dei bracieri all’esterno dell’abitazione.

La donna inoltre, continua il professore, si ritrovava a svolgere i suoi lavori quotidiani in condizioni igienico-sanitarie molto scarse; c’era immondizia lungo le strade e , va da se, la presenza di topi che diffondevano malattie e epidemie capaci anche di decimare la popolazione in maniera radicale. L’acqua nelle case era pressoché inesistente, quella che si riusciva a raccogliere proveniva dalle grondaie e veniva raccolta in un pozzo.

Il matrimonio – la donna come sposa, madre e vedova  Per una ragazza, il matrimonio era l’aspirazione più grande perché significava sistemarsi e abbandonare la povertà . Tuttavia, precisa Maccaglia, non sempre le condizioni della donna sposata erano migliori anzi: quando si sposavano dovevano inevitabilmente sopperire alle “scappatelle” del marito, oppure il fatto di diventare madri comportava sofferenze e addirittura la morte. Il matrimonio era sempre di natura religiosa. Nelle case di alto rango e del ceto borghese, la donna spesso si ritrovava a dover accettare le simpatie che il proprio marito nutriva per le sue ancelle. In sostanza, commenta con sarcasmo il professore, la monogamia era contemplata soltanto dal punto di vista legale, non di certo nella pratica! I matrimoni erano per lo più combinati: erano i genitori, spesso la madre, che decidevano a chi dare in sposa la propria figlia.

Da sposa prima a madre poi , il ruolo della donna all’interno della propria vita matrimoniale non era di certo semplice. Spesso, nel mettere al mondo parecchi figli, le donne si ammalavano o addirittura morivano; le partorienti non erano assistite e curate come necessitavano e se capitava che una donna non avesse il latte materno per sfamare il proprio figlio, di certo questo avrebbe avuto vita breve.L’ultimo aspetto collegato alla donna affrontato dal professor Maccaglia è stato quello della donna come vedova: le donne, mogli di mercanti sempre in giro per lavoro o di soldati impegnati nei combattimenti, rimanevano vedove con molta facilità. Non era una condizione facile questa in quanto la donna vedova era oggetto di soprusi , di scarso rispetto e non godeva di alcuna protezion”e.

Appuntamento a martedì 19 febbraio con il dott. Venturucci!

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