“La barca non va più” Come prevedibile, il Senato ha detto sì all’autorizzazione per il processo nei confronti di Matteo Salvini per il “Caso Gregoretti”. Ha fatto bene il leader leghista a mostrarsi “muscolare” anche in questa occasione?

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Fotografia di copertina: ©Roberto Monaldo

14 febbraio 2020 – Alla fine la nave è affondata. E no, non stiamo parlando della “Gregoretti”, ma della nave leghista, caduta di fronte al voto dell’altro ieri (12 febbraio, ndr) del Senato della Repubblica. Ci sono stati infatti 76 voti favorevoli e 152 contrari all’ordine del giorno presentato da Forza Italia e Fratelli d’Italia che chiedeva di negare l’autorizzazione a procedere nei confronti dell’ex-ministro dell’interno richiesta dal Tribunale del Ministri di Catania. La Lega, come chiesto dal suo leader, non si è unita a questa mozione e al momento del voto, dopo il lungo discorso si Salvini, è uscita dall’aula, non partecipando quindi alla votazione.

Muscoli… Salvini non è mai arretrato nel tono utilizzato per parlare di questa vicenda: muscolare, sin dalla notifica arrivata dal Tribunale del Ministri. Un tono da martire, da salvatore del Paese e della Patria. “A giudicarmi sarà il popolo italiano”, ha più volte ripetuto. Ha più volte chiesto e ribadito di voler essere processato ed anche ad i suoi compagni di partito ha richiesto di votare contro la favorevole relazione del presidente della Giunta per le immunità del Senato Maurizio Gasparri lo scorso 20 gennaio. Un voto rivelatosi fondamentale, in quanto la maggioranza di governo deciso di non presentarsi alla riunione, definita “illegittima” per la maniera con la quale era stata convocata. Un fatto emerge comunque dalla prima fase di questo voto: Salvini è voluto andare a processo e ci si è fatto mandare dai suoi “fedelissimi”.

…senza cervello? Un altro dei suoi “fedelissimi”, una certa Giulia Bongiorno di mestiere avvocato, gli ha però cercato di far capire che il processo non è una barzelletta e che “qualcosa” il leader della lega potrebbe fattivamente rischiare. Salvini, in caso di condanna, potrebbe infatti rischiare dai sei mesi ad i quindici anni di condanna oltre che la decadenza da senatore della Repubblica come previsto dalla legge Severino. Salvini, sicuro di se e forse troppo certo di essere assolto dai giudici, ha voluto essere mandato a processo senza se e senza ma, per far sì che siano i giudici a condannarlo ed a stabilire, come lui dice, che un ministro degli interni non può liberamente difendere i confini della propria nazione. Salvini è già stato ampiamente martirizzato da molta dell’opinione pubblica italiana e, ne siamo certi, in caso di condanna verrebbe anche santificato. I tempi della giustizia italiana, però, come si sa sono molto lunghi. Oppure si ridurrebbero come è avvenuto per Silvio Berlusconi?

Il voto Dopo un lungo discorso, nel quale Salvini ha tirato in ballo anche i propri figli (ricevendo anche critiche dai banchi dell’opposizione), è seguita una piccola bagarre con il senatore Marco Pellegrini del Movimento 5 Stelle, il quale ha tentato di raggiungere i banchi della Lega, venendo però fermato dal leghista William De Vecchis. Le spinte fra i diversi esponenti politici sono state sedate dal questore Antonio Poli. I senatori del Carroccio sono poi usciti dall’aula, lasciando proseguire il dibattito. Al momento del voto, si sono è schierato favorevole all’autorizzazione a procedere Matteo Renzi, il quale sostiene però da sempre che Salvini non verrà condannato per ciò che ha fatto sul “Caso Gregoretti”. Voto contrario, invece, da parte di Pierferdinando Casini del PD, il quale sostiene di aver votato contro per difendere un principio, ovvero quello che non debba essere la magistratura a supplire al senato sulle sorti di un esponente politico. Il Movimento 5 Stelle, dal canto suo, si è i definitivamente dissociato dalle azioni del “Capitano” leghista con Vito Crimi (capo politico pentastellato) che ha dichiarato: “Salvini ha usato il suo ruolo per propaganda. Non c’era bisogno di tenere 131 persone per giorni su una nave”.

Finale di partita Ora a decidere se Salvini andrà a meno a processo, sarà il Gip di Catania che potrà prosciogliere o rinviare a giudizio il senatore leghista dopo la richiesta della procura. La posizione di Salvini potrebbe quindi anche essere archiviata, ma ciò difficilmente accadrà dato che in precedenza il procuratore di Catania Carmelo Zuccaro si era già visto respingere la richiesta di archiviazione. La decisione arriverà entro l’estate e, in caso di rinvio a giudizio, Salvini sarà processato da una sezione ordinaria del tribunale di Catania. Intanto Matteo Salvini afferma: “Mi aspetto un giudizio imparziale perché mi sento un italiano vero, non un criminale”. Paura?

Musica musica Rimaniamo in area Sanremo e proponiamo il brano che Orietta Berti presentò al Festival di Sanremo 1981 insieme alla Banda Orsetti: si tratta de “La barca non va più”, scritta da Bruno Lauzi (per il testo) e Pippo Caruso (per la musica). Il brano è una lunga metafora sull’Italia (la Barca che non va è proprio lei) e riprende il titolo del più grosso successo della Berti (dovreste sapere quale è). Il brano fu finalista a Sanremo e l’arrangiamento e la direzione orchestrale sono affidati al Maestro Pippo Caruso stesso.

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