La proposta della Regione Umbria contro il Coronavirus

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PERUGIA – 2 Marzo 2020 – Di pochi minuti fa il comunicato della Regione Umbria che propone al Governo di rimandare l’entrata in vigore della Plastic Tax: ‘L’emergenza Coronavirus ha causato un drastico rallentamento dell’economia, mettendo in estrema difficoltà la grandissima parte delle imprese, che si sono trovate a far fronte a diverse difficoltà quali le interruzioni della supply chain, cali di domanda, il rallentamento delle attività di vendita e comunicazione, cancellazione di eventi, la lievitazione dei costi legati alle misure di contenimento e, nei casi più gravi, la riduzione dei turni di lavoro o addirittura il fermo degli stabilimenti, con conseguenze occupazionali. Le imprese ora più che mai necessitano di energici stimoli alla ripartenza, e non sarebbero in grado di sostenere ulteriori aggravi di costi.
Ciò premesso, la Regione Umbria suggerisce il rinvio di un anno dell’entrata in vigore della Plastic Tax, che quindi slitterebbe dal 1 luglio 2020 al 1 luglio 2021.’ 

Cos’è la Plastic Tax A partire da luglio 2020 chi produce, acquista da altri paesi Europei o importa MACSI, manufatti con singolo impiego, è tenuto a versare una tassa di 45 centesimi di euro per ogni chilogrammo di plastica presente. Sono esclusi i MACSI compostabili e quelli utilizzati in campo medico. La proposta è successiva ad una direttiva europea che dettava gli obiettivi da raggiungere in merito al consumo di plastica; nei mesi passati era stata al centro del dibattito pubblico. Umbria e Piemonte tra le regioni fortemente contrarie all’introduzione. Staremo a vedere se il Governo recepirà o meno la proposta.

La crisi L’eccessivo allarmismo iniziale e l’attuale dietrofront politico hanno confuso i mercati; molti stati sconsigliano viaggi in Italia, altri ci vietano di entrare. La Regione fa riferimento a cali di domanda innegabili, agli addetti ai lavori si chiede di trovare il modo giusto per aiutare l’economia a ripartire. Non si può escludere infatti che questo periodo sia solo l’inizio di una nuova crisi, che non sia solo una recessione momentanea. Gualtieri, Ministro dell’Economia e neo vincitore delle suppletive Romane, annuncia un piano di aiuti da 3,6 miliardi, naturalmente in debito:”Nessuno perderà il lavoro per colpa del coronavirus“. Premesso che per trovarci dentro ad una nuova crisi si deve essere usciti da quella precedente, la si vuole affrontare con le “cure” usate fino ad oggi? Le stime di crescita dell’Italia ci dicono che siamo il fanalino di coda dell’eurozona, il Pil cresceva a colpi di zero punto, e lo eravamo anche prima del virus. Domanda in calo sì, ma non è che prima navigavamo nell’oro. Se la strada del Governo Conte era quella della discontinuità, la riduzione del cuneo fiscale, un’economia più verde, la promessa di una riforma dell’Irpef e dell’introduzione del salario minimo, è già il momento di tornare alle cure degli ultimi venti anni, quelle del mantenimento delle comfort zone delle imprese?

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