La scuola secondo Don Milani Incontro tra insegnanti, con l'istituto di Montecastrilli capofila
Il ricordo di Don Milani – “Un grande educatore, innamorato della Chiesa”. Così, ieri Papa Francesco ha definito in un videomessaggio Don Lorenzo Milani, durante la Fiera dell’Editoria di Milano. E sul senso dell’opera del priore di Barbiana (nel Mugello in Toscana) si sono interrogati anche gli insegnati della Rete di scopo territori a confronto “Insegnare imparando ad apprendere”. Un incontro organizzato venerdì scorso dall’Ufficio Scolastico regionale dell’Umbria con l’Istituto Comprensivo di Montecastrilli “Franco Petrucci” capofila, al Liceo Artistico Sangallo di Terni, al quale hanno partecipato anche gli insegnanti delle scuole di Avigliano Umbro.
«A cinquant’anni da “Lettera ad una professoressa” (pubblicata nel 1967) dagli allievi della scuola di Don Milani ci siamo voluti chiedere – spiegano dall’Istituto Comprensivo – quali sono le mancanze e le migliorie che si possono apportare alla scuola italiana?». E quella di venerdì è stata un’occasione di dialogo e confronto sulla forza generativa della particolarissima “documentazione educativa” di Don Milani, che intreccia contenuti profondi e provocatori, a un metodo di lavoro che ha molto da dire a che tuttora ha l’ambizione di costruire una scuola democratica e sempre più inclusiva.
“A chi parla oggi Lettera ad una professoressa?” – All’incontro dedicato alla lezione di Don Milani sono intervenuti: Sabrina Boarelli, direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale dell’Umbria (USR Umbria), il padre della pedagogia speciale in Italia Andrea Canevaro e soprattutto uno degli otto ragazzi di Don Milani che scrissero la Lettera, Edoardo Martinelli. Classe 1950, conobbe il Priore nell’estate del 1964 e ha ricordato i tempi trascorsi insieme: «A Barbiana si viveva in un’interazione di sentimenti umani e passioni che portavano a sublimare la mediocrità della vita. In quel contesto, l’apprendimento e la scuola non solo davano autonomia, ma facevano anche percepire il senso vero della libertà che è partecipazione». A moderare il dibattito la dirigente scolastica del Comprensivo di Montecastrilli, Stefania Cornacchia e a completare il giro di voci Franco Lorenzoni della casa laboratorio Cenci.
La lezione sulla scuola del priore di Barbiana «Apprendere, conoscere, sapere, parlare con franchezza per difendere i proprio diritti, erano i verbi che Don Milani coniugava quotidianamente», ha ribadito sempre ieri Papa Bergoglio che ha parafrasato una delle più grandi lezioni di Don Milani che vi annotiamo di seguito.
“Amo la scuola perché è sinonimo di apertura alla realtà. Almeno così dovrebbe essere! Ma non sempre riesco ad esserlo, e allora vuol dire che bisogna cambiare un po’ l’impostazione. Andare a scuola significa aprire la mente ed il cuore alla realtà, nella ricchezza dei suoi aspetti, delle sue dimensioni. E noi non abbiamo diritto ad aver paura della realtà! La scuola ci insegna a capire la realtà. E questo è bellissimo! Nei primi anni si impara a trecentosessanta gradi, poi piano piano si approfondisce un indirizzo e infine ci si specializza. Ma se uno ha imparato ad imparare, ha imparato ad imparare. E’ questo il segreto, imparare ad imparare! Questo rimane per sempre ad una persona aperta alla realtà!”